Camminando verso il domani: AGIRE PER IL CAMBIAMENTO.

Riporto qui l'articolo pubblicato alcuni mesi fa sulla prima rivista italiana di settore Volontariato Oggi, di cui nella colonna destra è presente la copertina.
“Servire per primo il più sofferente”. Mi ispiro all’Abbè Pierre per fare alcune riflessioni sul volontariato, su quell’agire gratuito attraverso cui tante persone cercano di rispondere ai bisogni più diversi di chi soffre e degli emarginati. La mentalità della società è lontana dal concepire e dall’attuare una vera e propria “etica del servizio”. Servire il prossimo oggi è un peso, un vuoto da colmare incrementato ulteriormente dall’egocentrismo dell’individuo e dal dio denaro.
I valori della solidarietà, della multiculturalità, del confronto, della condivisione, della comprensione sono insignificanti per la maggioranza del mondo giovanile e dell’intera società. Spesso anche per individui con un livello di istruzione elevato: qualche mese fa è stata una mia ex insegnante liceale a dissentire con me che, nel libro “Voglio sognare”, in cui parlo anche di volontariato, definisco i migranti, i barboni, gli emarginati “persone meno fortunate” poiché costoro sono realmente tali e in quanto tali credo vadano aiutate. A questo punto mi chiedo cosa vogliamo insegnare ai giovani.
Le ricerche e le statistiche evidenziano che il volontariato va perdendo l’ausilio e l’apporto della gioventù.
Il volontariato perde i giovani innanzitutto per la presenza di un fattore culturale negativo, dominato dal cinismo e prevalente all’interno della società, di cui l’ultima generazione in particolare è stata vittima. Una generazione di giovani che, in troppe occasioni, non ha avuto l’ausilio dei grandi. E ciò perché anche tanti adulti non arrivano all’altezza di tante finestre e sarebbe bello farli guardare fuori, svegliandoli dal sonno dell’indifferenza. In secondo luogo è fondamentale il recupero dell’educazione civica, contemporaneamente causa del disinteresse al volontariato di tanti giovani e conseguenza della crisi culturale. Gli ultimi decenni ci hanno visto assistere alla scomparsa del buon cittadino, rispettoso delle regole del vivere civile, dei principi costituzionali e delle Istituzioni. Il bene individuale si è sovrapposto al bene comune. E a questa prassi si è adeguata anche la classe politica: la casta che antepone gli interessi di parte all’interesse collettivo, che vuole i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, che lascia agire la criminalità organizzata sul nostro territorio e considera criminali gli immigrati. E’ venuto a mancare in parte quel rapporto di fiducia che lega rappresentante e rappresentato sia per colpa delle Istituzioni che hanno approfittato della crisi storica, sociale, culturale che ha attraversato l’Italia sia per colpa di una società civile cinica e che non ha saputo risvegliarsi ancora, illusa. Con il finire della I Repubblica sarebbe servito un movimento culturale capace di prevalere sul puzzo del sorpruso e del malaffare, come diceva Paolo Borsellino. Ma la disonestà e la criminalità in tanti casi hanno sporcato ancor più le Istituzioni. E’ difficile per buona parte dei giovani accogliere le proposte che vengono dal volontariato, un mondo colmo di potenzialità e privo di limiti rilevanti.
La diffusione di una cultura dell’apertura al prossimo e dell’accoglienza pongono il settore del non-profit in una posizione privilegiata: vengono favoriti la multiculturalità e si agevola l’integrazione dell’odierna società globalizzata. Spetta ai giovani organizzare la propria volontà, svegliarsi dal torpore dell’indifferenza e unirsi a chi l’esperienza del volontariato la vive già. Ma devono essere guidati e devono esser dati a loro esempi concreti, tangibili.
La speranza che possa aiutarci a risolvere i tanti problemi della società attuale è l’azione: il cambiamento. Ad agire dobbiamo essere tutti collaborando e sollecitando le Istituzioni politiche e anche la Chiesa che, speriamo, saprà essere meno profetica e più concreta. Perché promuovere la speranza è inutile senza la pratica, l’esercizio e l’attuazione concreta delle parole per cambiare lo stato delle cose. Il volontariato oggi deve rappresentare una valida soluzione alla crisi di identità che l’uomo del nostro tempo vive. Occorre sensibilizzare l’intera società civile cosicché i padri inizino a sollevare i loro figli ponendo il loro sguardo sul mondo che li circonda attraverso le finestre del dialogo e della tolleranza.
Occorre una rivoluzione culturale. E solo così anche quella professoressa che mi disse di non concordare con il mio pensiero, inizierà ad insegnare ai suoi discenti che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e che ogni cittadino ha il dovere di concorrere al progresso della società. Potrà insegnare loro però che, affinché questo possa avvenire effettivamente, è necessario un’eguaglianza sostanziale e non solo formale. Cambiare e agire per raggiungere un’eguaglianza effettiva che sia alla base del cambiamento sociale e culturale sarà uno dei compiti che il mondo del volontariato dovrà continuare ad assolvere.

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