Si sono svolti a Roma dal 23 al 25 Ottobre gli Stati Generali dell’Antimafia che hanno visto partecipare oltre 2000 persone provenienti dalle varie regioni d’Italia le quali, nel corso delle tre giornate si sono confrontate e hanno approfondito lo status attuale della lotta per la legalità e contro il crimine in Italia. Ad aprire i lavori dell’assemblea è stato il Presidente Napolitano il quale ha affermato, lanciandoci un bellissimo messaggio di speranza, che grazie anche alla mobilitazione delle coscienze e alla società la battaglia contro le mafie la vinceremo. Le mafie hanno trovato modo di crescere - ha detto il Capo dello Stato - ma accanto alla loro pericolosità si è di molto accresciuta anche l'azione di contrasto da parte dello Stato. Con la crescita sinergica e la coscienza civile della cultura dello stato di diritto, accanto all'essenziale mobilitazione e partecipazione della società diventa ancor più una prospettiva reale l'obiettivo di debellare il fenomeno mafioso in Italia, ha concluso la prima carica dello Stato.Il frutto dei tre giorni di confronto e di analisi con i tanti presenti hanno portato alla stesura del “Manifesto della legalità” all’interno del quale vengono proposte poche ma concrete ed efficaci azioni sul piano normativo e culturale per una nuova stagione di impegno.Tra le proposte più importanti avanzate dai vari gruppi di lavoro e riportate all’interno del Manifesto degli Stati Generali si è ribadita la necessità di definire e approvare in tempi rapidi un testo unico della legislazione antimafia capace di superare le attuali disfunzioni, il rafforzamento dell’azione di contrasto alle ecomafie e ai traffici illegali di rifiuti, la riforma dei partiti, il bisogno di spazi adeguati d’informazione e di approfondimento sui problemi sociali del Paese nei palinsesti della Rai oltrechè la necessità di rendere effettivi e tempestivi i benefici previsti per i testimoni di giustizia.Tanti i temi di cui si è discusso nel corso dei tre giorni durante i dibattiti dei diversi gruppi di lavoro attraverso i quali si è cercato di confrontarsi e di adottare le strategie necessarie ad un miglior contrasto dei fenomeni di illegalità nel nostro Paese. Una strategia di contrasto alle illegalità, di difesa e di promozione dei valori di libertà, di cittadinanza, di informazione, di legalità, di giustizia e di solidarietà senza i quali una democrazia non può essere tale e che le grandi illegalità negano e calpestano. Altra proposta scaturita dal dibattito è stata l’eventualità di istituire il 21 Marzo quale giornata in memoria delle vittime nonché la necessità di portare all’attenzione delle Istituzioni talune considerazioni nate dal dibattito miranti a rivedere talune scelte legislative aberranti: su tutte quel mostro giuridico che è il reato di clandestinità. E poi il provvedimento che impedisce l’utilizzo delle intercettazioni. Filo conduttore della tre giorni è stato il pericolo che l’Italia corre nell’attuale momento storico in cui è messa in discussione l’imparzialità e l’autonomia della magistratura, qualcuno vorrebbe metter mano alla Costituzione non bastando le vergognose leggi ad personam e si favorisce l’economia sommersa con provvedimenti quali lo scudo fiscale.Da qui l’invito ad essere cittadini vigili in difesa della democrazia e della libertà nel nostro Paese. Democrazia e libertà insidiate anche da una politica che, sia a destra che a sinistra,non è più servizio ma troppo spesso interesse privato, corruzione e collusioni. Oggi bisogna ritrovare una politica che sia veramente seria e credibile, pulita e non menzognera. Spetta ora alla politica cogliere i messaggi, riformarsi, tornare ad essere una politica con la P maiuscola e proporre iniziative concrete volte al cambiamento reale. Intanto a noi non resta che resistere e continuare a credere nella libertà!
Contro il malaffare più controlli sulla politica.
La Corte dei Conti ci dice che l'illegalità economica nel nostro Paese è così estesa da giustificare colpi di spugna per favorire il rientro nell'economia di capitali occultati e spesso illeciti.
Il tema della corruzione è scomparso dall'agenda politica mentre l'Ocse nel rapporto del 2009 classifica l'Italia quale Paese "estremamente corrotto", largamente il più corrotto tra i Paesi industrializzati. Eppure questo fenomeno sembra non interessar nessuno. Nemmeno ai cittadini, sottoposti in questo modo a una "tassa immorale e occulta prelevata dalle loro tasche", stimata in 1000 euro annui a persona e che potrebbero servire invece a pagare l'enorme debito pubblico italiano.
La responsabilità principale di questa situazione è della politica: è grazie ai "colletti bianchi", amministratori, funzionari di banca, consulenti, tecnici spesso organizzati in vere e proprie associazioni a delinquere che la politica corruttiva può nascere e espandersi. E poi: la politica non ha mai espresso una volontà netta di impegno per l'affermazione della legge e delle regole, aprendo in più casi le porte delle Istituzioni ai delinquenti.
Questa deriva si ferma soltanto con un controllo di legalità serrato sull'operato della politica. Il compito di controllare ovviamente spetta al cittadino. E' un compito della società. Nostro. Di tutti.
Le continue operazioni degli organi di polizia e inquirenti, in tutte le regioni, sono una testimonianza di un ripristino della legalità che però non può ridursi esclusivamente a questo.
A questo bisogna aggiungere il dovere di ogni persona di collaborare. E' la coscienza di ognuno che dovrebbe indignarsi, che deve capire che il consenso non può giustificare la colonizzazione delle Istituzioni da parte di affaristi e faccendieri d'ogni tipo.
E' la coscienza di ognuno che deve spingere tutti a schierarsi contro il malaffare che pervade le nostre terre. Indistintamente. Non si pensi che esistano isole felici. Perchè non ne esistono. Però ci sono tante persone che pensano che la libertà e i valori si antepongono al compromesso e alla politica collusa. E da questi bisogna partire. Senza farsi aggirare da chi vorrebbe cambiare la Costituzione perchè si sente sopra la legge, che vorrebbe una giustizia ingiusta che colpisca solo i ladri di polli e assicuri impunità ai colletti bianchi della politica, della grande imprenditoria, della finanza. Minacciando riforme della giustizia e del processo penale che a nulla servono.
Servono le riforme per snellire le lungaggini processuali e garantire al cittadino il diritto ad una sentenza definitiva e alla risoluzione delle controversie in tempi brevi. La verità è che ad una certa politica queste che sarebbero "vere riforme" non vanno bene: semplicemente perchè i tempi sarebbero più brevi, la giustizia italiana funzionerebbe meglio, l'efficacia aumenterebbe e tanti reati non sarebberp sanabili facilmente tramite amnistie, indulti e prescrizioni varie.
L'Italia, le nostre terre, potranno avere un futuro se la cittadinanza non cadrà nel tranello secondo cui la giustizia rappresenta un ostacolo alla privacy e all'indipendenza dell'individuo, pretesto per giustificare l'abolizione delle intercettazioni per talune indagini (sempre per proteggere una certa politica compromessa: è una truffa!) Si vuole imporre oggi nell'opinione pubblica un modello negativo che tende a prevalere e che tende ad opporre il cittadino al rispetto della legge e a giustificare chi le tasse non le paga, chi corrompe, chi truffa i contribuenti o nei peggiori casi truffa lo Stato: come tutte le inchieste sulle tangenti, del passato e di oggi, dimostrano.
Questo modello negativo mira a ridurre la fiducia dei cittadini nella giustizia. Perchè la politica collusa vuole una giustizia forte con i deboli e una giustizia debole con i forti. Bisogna opporsi a progetti devianti di questo tipo e il primo passo per farlo risiede nella dignità di ogni cittadino di non farsi pestare dagli abusi del potere, spesso esercitato da soggetti spudorati. Serve la partecipazione attiva ad un processo di presa di coscienza e di difesa del rispetto dei diritti che vanno garantiti ad ogni persona. E primo tra questi diritti che va garantito è il diritto alla libertà che la politica compromessa ti toglie: perchè permette che il furbo abbia sempre la meglio sull'onesto, che la menzogna prevalga sulla verità. Perchè permette che il male si trasformi in bene. Ed è così che stanno distruggendo la società, noi tutti.
E non ce ne rendiamo conto. Perchè un popolo che va perdendo la libertà e ipocritamente si nasconde dietro il vessillo della libertà è un popolo che non sa cos'è la libertà.
Perciò serve una resistenza civile. Non abbassare la testa. Svegliarsi. Non pensare che quel che accade non ti riguarda. Perchè ti riguarda e perchè non dobbiamo permettere che arrivi il giorno in cui i giovani e i deboli, gli onesti debbano tacere e sottostare a usurpatori e delinquenti d'ogni tipo.
Non pensiamo che i luoghi nei quali siamo nati e in cui viviamo, quelli in cui abbiamo vissuto e quelli in cui lavoriamo siano il paradiso in terra perchè laddove vi è sempre stato e vi è il silenzio si annida il seme del male. E' il tempo di aprire gli occhi, di dare forza alla carica dirompente della parola: è questo il modo per contribuire oggi a salvare il nostro domani, il futuro. E' questo il modo per operare un controllo serrato sulle scelte della politica perchè il bene, i valori, la libertà abbiano la meglio sul malaffare.
Perchè quando un individuo possiede in casa 416 mila euro e il reddito risultante in dichiarazione è di seimila euro (caso della tangentopoli beneventana: operazione telesia), la realtà non si può nascondere.
Ma questa realtà tutti insieme possiamo cambiarla: è dovere civico di ognuno. Noi possiamo farlo. Perchè siamo un popolo che guarda le cose nella loro realtà. Perchè l'Italia la vogliamo civile, libera, pulita. Perchè non vogliamo che le nostre terre diventino un giorno deserto.
Per una nuova resistenza.
A Roma il 26 Settembre è iniziata una nuova Resistenza. E' nato il partito delle agende rosse, simbolo di giustizia negata, simbolo di un popolo che reagisce, che vuole la verità.
Come un cittadino qualunque, come un cittadino che pensa che un popolo che se ne fotte non ha dignità appoggio la nuova resistenza, quel movimento ideal-popolare in cui la gente onesta oggi non può non riconoscersi e attraverso il quale si chiede giustizia in nome di chi è morto per lasciarci un Paese in cui poter vivere.
Non ci sto a subire passivamente la storia. La storia di quest'Italia misteriosa nelle mani di demiurghi che manovrano il nostro Paese, la nostra civiltà, la nostra libertà.
Sono indignato perchè credo che sia un dovere di ognuno di noi opporci a chi ci piscia addosso e ci dice che sta piovendo.
Il mondo, l'Italia è un posto pericoloso. Non a causa di quelli che compiono azioni malvage ma a causa di quelli che osservano senza dire nulla.In fondo è questo il motivo per il quale le piazze fanno paura: fanno paura perchè in piazza ci siamo noi. Persone che non accettano passivamente la menzogna. Persone che non osservano senza dire nulla ma chiedendo giustizia e verità. Perchè rivendichiamo la nostra libertà, perchè vogliamo avere il diritto di vivere in un Paese civile che altri usano e altri ancora vorrebbero usare come il giardino di casa propria.
La piazza oggi fa paura perchè è libera e indipendente. Perchè i nostri eroi non sono Mangano e i suoi amici ma i nostri esempi sono Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Don Peppe Diana e Don Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E facciamo paura perchè chiediamo verità. Verità su cosa è successo. Dov' finita quell'agenda rossa? Fu tale o il periodo stragista fu costruito a tavolino già da prima?
Il popolo vuole la verità che la politica mafiosa non vuole darci. L'Italia è un Paese sventurato perchè, come diceva Brecht, ha bisogno di eroi. Eppure quest'Italia avrebbe tanto bisogno di persone normali, di uomini e di donne che credono in quel che fanno, nelle loro idee. E' questa la base della moralità umana come soleva dire anche Falcone.
Ecco perchè noi dobbiamo resistere. Perchè la resistenza differenzia l'uomo dal gregge. Resistere oggi è un imperativo! Noi resistiamo perchè si getti un fascio di luce sulle fasi oscure della storia d'Italia e perchè questa seconda repubblica criminale, sorella della prima, nata sul sangue di uomini veri lasci spazio una volta per sempre ad una Repubblica democratica, libera.
Noi resistiamo perchè chi sa parli!
Il grande Montanelli diceva che in molti casi la servitù non è una violenza dei padroni ma una tentazione dei servi. E oggi quei servi che hanno tradito l'Italia, quei falsi servitori dello Stato e delle Istituzioni, nostri indegni rappresentanti che si sono rifugiati e hanno trovato protezione nel sistema castale della politica mafiosa dovrebbero parlare. Anzichè tacere. Anzichè preferir morire da vigliacchi. Da mafiosi. Perchè il silenzio è mafioso.
E a noi non tocca che resistere perchè siamo uomini e non gregge, perchè crediamo che la giustizia vada cercata e perchè ci opponiamo a quella politica collusa, a quei potentati economici e a quei gruppi di affari che negli anni hanno scritto la storia e che ancor'oggi gestiscono molto spesso le nostre sorti di cittadini.
Deve cominciare una nuova resistenza. La Resistenza di chi non ci sta. La Resistenza di cittadini liberi che chiedono di essere governati da persone per bene, da statisti e non da massoni, non da affaristi d'ogni tipo.
Le vere bombe non sono quelle con cui i sistemi criminali che pervadono la penisola hanno fatto saltare in aria Paolo e hanno seminato terrore. Le vere bombe sono le nostre idee, le nostre coscienze. Le vere bombe sono le idee dei martiri uccisi perchè semplicemente combattevano per un Paese civile e per la giustizia. Per la libertà.
E' dovere nostro, della società civile, far camminare queste idee ed affermarle. Opponendoci con tutti i mezzi che abbiamo , con le nostre forze, con i nostri cuori. Non accettando i sorprusi della politica mafiosa che ha permesso a delinquenti d'ogni tipo di entrare nelle Istituzioni. Dicendo NO alla politica compromessa e buttando via quei politici che non sanno dire NO. Perchè se non sanno dire NO, non servono.
Oggi siamo orfani di politica. Ormai vale solo lo scambio di favori, il puzzo del compromesso, l'idea terribile che tanto si può comprare tutto e tutto si può vendere. Non solo le donne, ma anche i voti, il consenso, la morale e la giustizia, la verità!
Perciò UNIAMOCI, MOBILITIAMOCI, LOTTIAMO.
In quest'Italia senza memoria dove tutto può accadere e non stupire. E dove a forza di stupori ci si è istupiditi. Oggi l'Italia di chi crede che la storia di questo Paese possa essere ancora svelata, cambiata e rivoluzionata afferma con forza il suo grido di giustizia e di resistenza.
Grasso qualche tempo fa, ad un convegno, disse che la vita vale per i valori in cui si crede. Bene. Oggi è chiaro a tutti quali sono i valori del popolo delle agende rosse. I valori dell'Italia onesta. Oggi è chiaro a tutti quali sono i nostri valori. E' chiaro a tutti che un'Italia che grida c'è.
Gridiamo forte che vogliamo giustizia, che vogliamo libertà, che vogliamo l'alternativa possibile per cambiare i destini del nostro Paese. Alternativa che oggi può cominciare a realizzarsi. Gridiamo forte che c'è un'Italia che resiste e che non si ferma. Un'Italia che cammina verso quel fresco profumo di libertà....
Se il potere teme la verità...
Chi mente, sostengono insigni studiosi e giuristi, non importa su che cosa, è un pericolo per la libertà e la democrazia. Oggi si moltiplicano assennati appelli alla concordia e al dialogo, ma senza il parallelo, anzi preliminare, appello alla chiarezza della verità, sono parole destinate al vento.
Viviamo in un paese senza più democrazia. Con un potere che ci si palesa solo per intimidirci o chiederci qualcosa, mai per proteggerci contro le tante prepotenze che su di noi esercitano banche, trasporti aerei e terrestri, società telefoniche e via seguitando...
E' proprio vero.
Crisi economica e soluzioni...
Riprendendo le parole di un grande economista francese, dobbiamo volere una società in cui i valori economici cessino di essere centrali o unici, dove l'economia venga rimessa al suo posto giusto come semplice mezzo della vita umana e non come fine ultimo.
Questo già potrebbe essere un ottimo rimedio e sistema di prevenzione di crisi economiche e non solo...
Questo già potrebbe essere un ottimo rimedio e sistema di prevenzione di crisi economiche e non solo...
Abruzzo: le responsabilità, la ricostruzione, i soldi e l'Irpinia.
Dopo la strage e il dolore si spera che in Abruzzo vengano
accertate le responsabilità. Per rendere giustizia ai morti. Per stabilire perchè a crollare siano stati anche edifici strategici. Il palazzo del Governo de l'Aquila sbriciolato sembra l'immagine di un Paese, l'Italia, che ogni giorno cade a pezzi. Sotto quel cemento che sembra pasta frolla, infettato, trattato, avvelenato, diluito per guadagnare di più. E qualcuno, anche in libri famosi, lo aveva detto. Anche in Abruzzo tante case sono state costruite con quel cemento avvelenato. Solo per alimentare il profitto di imprese che sul cemento hanno costruito il loro impero. Imprese non trasparenti. Imprese occulte. E se ad essere lesionati e a crollare sono anche edifici moderni nonchè strategici allora è come se crollasse lo Stato, pervaso da economie illegali e corruzione. E i risultati sono questi.
Ora ci sarà la ricostruzione, miliardi di euro copriranno l'Abruzzo. Forse è giunta l'ora che questa ricostruzione sia virtuosa ed efficiente, che non abbia ancora una volta come scopo la speculazione, che non alimenti ancora una volta la corruzione e le mire di affaristi e criminali vari.
La Corte dei Conti ricorda come gli interventi straordinari dovuti agli eventi sismici degli anni 80 in Irpinia abbiano finito per essere occasione per compiere scelte politiche arbitrarie giustificate dall'emergenza del momento.
Le amministrazioni si trovarono a disporre di fondi enormi e di maggiori poteri. Ma le inchieste giudiziarie su pagamenti di tangenti testimoniano che quei poteri straordinari e privi di controllo costituivano un forte incentivo alla corruzione, creando solo inefficienza e spreco di risorse pubbliche.
La stessa commissione d'inchiesta sulla ricostruzione in Irpinia chiarisce che anzichè limitarsi all'essenziale si costruì il superfluo sprecando denaro pubblico.
Nella fase della ricostruzione dunque risulta fondamentale controllare e non ripetere errori che anzichè portare ad una edificazione antisismica e seria creano solo allungamenti dei tempi, inefficienza e costruzione di edifici non sicuri.
I terremoti, in questo modo, si possono prevenire a meno che non faccia più comodo far si che i terremoti, dopo il loro verificarsi, siano la giustificazione per coprire responsabilità...
Le crisi, le speranze e il cambiamento /3
In Italia si vuole favorire il cambiamento su queste basi e non ci si vuole render conto che stiamo parlando di un Paese devastato e, allo stato attuale, senza futuro.
L’unica fortuna è che ci sono uomini che lottano tutta la vita, spesso mettendo a rischio la loro stessa esistenza: questi sono imprescindibili e questi sono la speranza per il futuro dello Stato italiano sebbene vengano nella maggior parte dei casi isolati e lasciati soli dalle Istituzioni.
Costoro oggi, possono giocare lo stesso ruolo che Obama sta svolgendo negli States, svegliando la società civile dal sonno e dall’indifferenza. Costoro possono essere gli uomini della speranza e della salvezza dell’Italia che affonda.
Costoro sono tutte le persone di buon senso e oneste –e sono tante-. Costoro sono quei magistrati che applicano la legge in modo uguale per tutti, cercando di rendere e garantire giustizia. Costoro sono quei giornalisti che non si inchinano al servigio dei potenti e tutti coloro che hanno la dignità, la convinzione e la caparbietà di sostenere che l’unica soluzione per il cambiamento, la salvezza e la rinascita della penisola italica è iniziare a dare una svolta, iniziare a fare qualcosa.
Cambiare ora è difficile ed è un compito arduo: ma è ancora possibile fare qualcosa. Non è questo il momento di desistere. I problemi sono sempre e solo dei cittadini e così continuerà ad essere se non lotteremo per avere una classe politica che si dia delle regole e che sia più umile, diventando riconoscente per l’incarico che ricopre e imparando che un uomo ha il diritto di guardare un altro dall’alto in basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Viviamo in un Paese mediocre e imbroglione e non ci si meraviglia se a dirlo sono i giornalisti stranieri e testate di indubbia fama mondiale quali The Economist e The New York Times.
Non si può più aspettare, però, altrimenti si passerà dalla violazione dello stato di diritto alla usurpazione della dignità della popolazione. Lo aveva denunciato anche Giovanni Paolo II con l’Enciclica “Centesimus Annus” sostenendo che anche nei Paesi dove vigono forme di governo democratico non sempre questi diritti sono del tutto rispettati. Le domande che a volte si levano dalla società non sono esaminate secondo criteri di giustizia e di moralità, ma piuttosto secondo la forza elettorale o finanziaria dei gruppi che la sostengono. Simili deviazioni del costume politico col tempo generano sfiducia e apatia con la conseguente diminuzione della partecipazione politica e dello spirito civico in seno alla popolazione, che si sente danneggiata e delusa. Ne risulta la crescente incapacità di inquadrare gli interessi particolari in una visione coerente del bene comune. Questo, infatti, non è la semplice somma degli interessi particolari, ma implica la loro valutazione e composizione fatta in base ad un’equilibrata gerarchia dei valori e, in ultima analisi, ad un’esatta comprensione della dignità e dei diritti della persona –continua Karol Wojtila-.
Non si può più aspettare per cambiare perché il nostro Stato già ha violato i diritti costituzionalmente garantiti di tantissimi cittadini preferendo scendere a patti con la criminalità e con i poteri occulti affidandole la gestione di problemi di interesse nazionale anziché risolvere attraverso le proprie Istituzioni le controverse vicende che affliggono il Paese. Aspettando ancora senza insorgere e pretendere che le carte in tavola vengano cambiate significherebbe rischiare di trovarsi in una situazione ingestibile e tra pochissimi anni irreparabile.
L’unica fortuna è che ci sono uomini che lottano tutta la vita, spesso mettendo a rischio la loro stessa esistenza: questi sono imprescindibili e questi sono la speranza per il futuro dello Stato italiano sebbene vengano nella maggior parte dei casi isolati e lasciati soli dalle Istituzioni.
Costoro oggi, possono giocare lo stesso ruolo che Obama sta svolgendo negli States, svegliando la società civile dal sonno e dall’indifferenza. Costoro possono essere gli uomini della speranza e della salvezza dell’Italia che affonda.
Costoro sono tutte le persone di buon senso e oneste –e sono tante-. Costoro sono quei magistrati che applicano la legge in modo uguale per tutti, cercando di rendere e garantire giustizia. Costoro sono quei giornalisti che non si inchinano al servigio dei potenti e tutti coloro che hanno la dignità, la convinzione e la caparbietà di sostenere che l’unica soluzione per il cambiamento, la salvezza e la rinascita della penisola italica è iniziare a dare una svolta, iniziare a fare qualcosa.
Cambiare ora è difficile ed è un compito arduo: ma è ancora possibile fare qualcosa. Non è questo il momento di desistere. I problemi sono sempre e solo dei cittadini e così continuerà ad essere se non lotteremo per avere una classe politica che si dia delle regole e che sia più umile, diventando riconoscente per l’incarico che ricopre e imparando che un uomo ha il diritto di guardare un altro dall’alto in basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Viviamo in un Paese mediocre e imbroglione e non ci si meraviglia se a dirlo sono i giornalisti stranieri e testate di indubbia fama mondiale quali The Economist e The New York Times.
Non si può più aspettare, però, altrimenti si passerà dalla violazione dello stato di diritto alla usurpazione della dignità della popolazione. Lo aveva denunciato anche Giovanni Paolo II con l’Enciclica “Centesimus Annus” sostenendo che anche nei Paesi dove vigono forme di governo democratico non sempre questi diritti sono del tutto rispettati. Le domande che a volte si levano dalla società non sono esaminate secondo criteri di giustizia e di moralità, ma piuttosto secondo la forza elettorale o finanziaria dei gruppi che la sostengono. Simili deviazioni del costume politico col tempo generano sfiducia e apatia con la conseguente diminuzione della partecipazione politica e dello spirito civico in seno alla popolazione, che si sente danneggiata e delusa. Ne risulta la crescente incapacità di inquadrare gli interessi particolari in una visione coerente del bene comune. Questo, infatti, non è la semplice somma degli interessi particolari, ma implica la loro valutazione e composizione fatta in base ad un’equilibrata gerarchia dei valori e, in ultima analisi, ad un’esatta comprensione della dignità e dei diritti della persona –continua Karol Wojtila-.
Non si può più aspettare per cambiare perché il nostro Stato già ha violato i diritti costituzionalmente garantiti di tantissimi cittadini preferendo scendere a patti con la criminalità e con i poteri occulti affidandole la gestione di problemi di interesse nazionale anziché risolvere attraverso le proprie Istituzioni le controverse vicende che affliggono il Paese. Aspettando ancora senza insorgere e pretendere che le carte in tavola vengano cambiate significherebbe rischiare di trovarsi in una situazione ingestibile e tra pochissimi anni irreparabile.
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